Il progresso non è né un obiettivo né una destinazione

Il progresso è un processo e, come tale, è disordinato, sporco, non lineare e in continua evoluzione.
Il progresso non può essere standardizzato; è diverso e unico per ogni persona. Qualcosa che a qualcuno può sembrare un fallimento, per qualcun altro può essere un passo avanti.
Molti vedono il progresso come il sentiero da percorrere per raggiungere uno status che, una volta ottenuto, dà loro il diritto di sedersi e smettere di fare. Questo non è progresso, principalmente per due motivi:
- la direzione del progresso non può essere definita e pianificata in dettaglio. Il progresso può condurre in luoghi e situazioni inaspettati e l'unico modo per scoprire dove andrà dop è fare un altro passo avanti, e un altro e un altro ancora
- il progresso non ha fine: non c'è un traguardo da tagliare quando si parla di progresso. Non importa quanti passi - grandi o piccoli – si fanno e quanti traguardi si raggiungono, ce ne saranno sempre altri ad aspettarci. La scelta che possiamo fare è continuare o fermarci.
Il progresso non può essere imposto a nessuno; il progresso è una scelta, è l'impegno a percorrere un sentiero tortuoso, rimanendo aperti e curiosi all'apprendimento e all'evoluzione. L'alternativa al cammino del progresso è chiudersi all'evoluzione, all'apprendimento e alla scoperta. Questo, per me, significa smettere di vivere. Non fraintendetemi, non sto parlando di andare sulla luna, inventare un nuovo dispositivo o fare una scoperta che cambia la vita; il progresso va dal bere il caffè con la mano che non si usa di solito, all'imparare ad allacciarsi le scarpe, all'imparare a stare in equilibrio sulle mani. Una vita vissuta con consapevolezza e presenza è progresso.